Per l’Italia peggiore solo tasse e precarietà!

Il governo tecnico del presunto salvatore Monti ha varato la manovra finanziaria
“Natalizia”, un bel regalo per tutti i precari!
Sotto l’albero di Natale quest’anno troveremo l’innalzamento dell’iva, l’innalzamento
dell’età pensionabile e il definitivo passaggio al regime pensionistico contributivo, un
ulteriore di servizi e di diritti. In media questa manovra costerà 1300 euro a famiglia.
In perfetta continuità col governo Berlusconi anche la “ministra piangente” Fornero pensa
che l’Italia peggiore, come la chiamava l’ex ministro Brunetta, sia quella dei precari.
E allora per chi non arriva a fine mese, per chi ha un contratto a progetto da fame in uno dei
numerosi call center cosentini, per chi non ha un tetto, per chi non può pagarsi gli studi, per
chi lavora in nero, per chi ha la colpa di essere un migrante clandestino e sottopagato: tante
Tasse e Più Precarietà!
Il nostro Babbo Natale del governo distribuisce il suo bel carico di multe di Equitalia,
privatizzazioni, maggiore povertà e precarietà! Con gli omaggi e le lacrime del Governo
Monti!
Invece, come tutti gli anni, sarà un Natale ricco e abbondante per quel 10% della
popolazione italiana che detiene il 50% della ricchezza. Sarà un bel Natale per il pensionato
Mario Draghi che ci chiede sacrifici mentre percepisce una pensione da 14.853 euro al mese.
Sarà un bel Natale per gli speculatori internazionali, per i banchieri e i manager che
continuano ad incassare ricchi compensi e a speculare sul nostro debito di Stato. Sarà un bel
Natale per questo governo guidato da Monti che prende i soldi dai precari per darli agli
speculatori.
Insomma sarà una bel Natale per quelli che hanno creato questa crisi economica e che ci
costringono a pagarla.
Per i precari, sfruttati e vessati, l’unica soluzione è lottare per capovolgere il sistema.
Anche a Cosenza, per lottare e resistere, nasce SAN PRECARIO.
Se sei precario e non sai a che Santo votarti, ci siamo noi!
Sportello biosindacale
di consulenze per precari del territorio, nativi e migranti per costruire
assieme le strategie necessarie a far valere i tuoi diritti!

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Letterina di una precaria cosentina a San Precario

Caro San Precario,
sono una delle tante precarie di Cosenza, vittima della giungla lavorativa.
Sono cassiera di uno dei tanti grandi supermercati, sono lavoratrice a progetto in uno dei tanti call center, sono una migrante, una pensionata,una lavoratrice in nero, una precaria della pubblica amministrazione.
Sono sempre io che pago le riforme necessarie, che devo fare i sacrifici per far uscire l’economia dalla crisi. Come se l’avessi creata io la crisi, come se avessi investito io nei titoli tossici o avessi fatto le leggi che precarizzano il mercato del lavoro. Io, invece, sono quella parte nascosta e silenziosa della società che permette all’economia di girare, alle merci di essere vendute e prodotte, ai servizi di essere garantiti, al mercato di ingrassare padroni e banchieri.
Svolgo il mio lavoro con il ricatto che incombe sempre sulla mia testa: mentre non ho la garanzia di un reddito devo sempre pagare un affitto, devo fare spesa, devo mantenere me o un intera famiglia.
Lavoro costantemente sottopagata, perchè in questa giungla siamo un intero e numeroso esercito di disperati pronti ad offrire il proprio cervello, le proprie braccia, a qualsiasi prezzo pur di avere un po’ di reddito.
Lavoro costantemente umiliata, perchè sono come un suddito davanti al proprio sovrano che in qualsiasi momento può dirmi che sono “inutile” o “superflua” perchè lo dice il mercato.
Intanto una pensione che mi permetterà di sopravvivere non ce l’avrò mai, perchè non avrò mai visto l’ombra di un contributo previdenziale.
Vivo senza nessuna prospettiva, senza nessun futuro, senza nessun progetto e nemmeno sogno perchè non ci sono sogni che durano qualche mese, come i miei contratti.
Vivo incattivita, perchè quello che ho di fianco è il mio rivale che lotta contro di me, per una miseria da portare a casa e non è il mio fratello, compagno e amico che dovrebbe lottare con me, insieme a me, contro chi ci sfrutta.
Così, mentre un esercito di disperati è costretto a sottostare ad un ricatto quotidiano per sopravvivere, pochi padroni, banchieri e speculatori si arricchiscono spudoratamente grazie alla nostra precarietà. Mentre la maggior parte della società non arriva a fine mese, il 10% si prende più della metà della ricchezza.
Nel frattempo i governi, di qualsiasi colore, fanno a gara per tassarci e precarizzarci ancora di più succhiandoci la richezza necessaria alle banche per garantire compensi milionari a banchieri plurimilionari.
San precario mi rivolgo a te, perchè voglio unire questa marea precaria diffusa!
Perchè è arrivato il momento di imporre il nostro punto di vista, il punto di vista del 99% della società che paga una crisi che non ha creato.
Non ho fatto la brava quest’anno: ho lottato, resistito e combattuto. L’anno prossimo sarò ancora più cattiva..
Perchè voglio reddito per uscire dal ricatto quotidiano, per avere diritti senza dover elemosinare nessun favore.
Perchè voglio il diritto all’insolvenza: non pagherò nulla di questo debito illegittimo creato dagli speculatori e dai padroni. Non pagherò nulla e anzi mi riprenderò tutto quello che ho prodotto e non mi è stato pagato, tutto quello che hanno accumulato grazie al mio sfruttamento quotidiano.
Non voglio essere più precaria, perchè non me ne frega nulla di ascoltare il mercato ma mi interessa costruire la giustizia sociale per garantirmi e garantire eguaglianza, dignità e diritti.
Non abbiamo bisogno di farci rappresentare, siamo già il 99% della società. Non ascolteremo nessun governo delle banche, imporremo il punto di vista dei precari:
Il punto di vista del 99% della società!
San Precario, illumina il nostro cammino ! Amici, fratelli, compagni e precari lui è il solo santo che ci può salvare, l’unico Santo che non vuole preghiere ma che chiede lotta e resistenza per far valere i nostri diritti!

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Strina San Precariu!

1 senza essere pagati simu venuti
ohi simu venuti
c’aru patrune u via gacciatu
c’aru patrune u via gacciatu!

2 nui vi cantamu a strina e li precari
ohi li precari
senza contrattu e chini e guai
senza contrattu e chini e guai

2 bis Nun ci criditi ma nui simu assai
ohi simu assai
simu L’italia chi passa li guai
simu L’italia chi passa li guai

3 dintra ssa casa u miegliu è ruvinatu
ohi ruvinatu
avià l’impiegu e mo è disoccupatu
avià l’impiegu e mo è disoccupatu!

4 dintra l’europa parranu i crisi
ohi di la crisi
ma simu nua ca ni facimu i spise
ma simu nua ca ni facimu i spise!

5 chiovanu tasse sempre a catinelle
oi a catinella
nue mmenzu a na via simu senza mbrelle
nue simu mmenzu a na via simu senza mbrelle

6 sientu lu strusciu de lu tavulinu,
de lu tavulinu, è Berlusconi ca è abbuttu e chinu
è Berlusconi ca è abbuttu e chinu

7 sientu lu strusciu de li tavulatu,
de lu tavulatu,
chissu è Bersani ca ha già arubbatu
chissu è Bersani ca ha già arrubbatu

8 sentu lu rrusciu de lu sindacatu
de lu sindacatu
ca ccu u patrune s’è sempre appattatu
e all’operaio l’ha sempre ‘nculatu!

-vinnati i lotte e nun tinni fricà
ca tutt’i tessere avimi i scigà!

9 fanni la strina e falla di lavuru
ohi di lavuru
ca du mangià a nue mancu l’adduru
ca du mangià a nue mancu l’adduru!

10 sentu nu strusci di na cassarola
di na cassarola
sa manovra è propriu na sola
sa manovra è propriu na sola

11 e de Maruzzu ne simu riscurdati,
ne simu riscurdati,
c’ari banchieri i via tutti scattati
c’ari banchieri i via tutti scattati

12 e sa a padania piglia i fucile
oi lu fucile
dintr’a calabria piglianu vurpile
dintr’a calabria piglianu vurpile

13 Oi c’ha ha fattu a nivi a la muntagna
Oi alla muntagna
ca si mpesassi tuttu u mangna mangna
ca si mpesassi tuttu u mangna mangna

14 E di San Precariu m’era riscurdatu
m’era riscurdatu
u viu a patruni di tuttu lu Statu
u viu a patruni di tuttu lu Statu;

15 nue lu contrattu l’avimu a ore
oi a ore
a san precariu u via nu mperatore
a san precariu u via nu mperatore

15 e di si nivuri nun vi spagnati
oi u vi spagnati
su cume e nue e su puru sfruttati
su cume e nue e su puru sfruttati

16 canta Umbertu e scuotula la cuda,
scuotula la cuda,
damu la maggioranza a si signura,
damu la maggioranza a si signura,

17 ciancia Forneru e scotula le pinni,
scuotula le pinni
datine i sordi e jativinne
datine i sordi e jativinne

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San Precario a Cosenza

Lo scorso luglio, all’interno del palazzo occupato Cosentini, nel Centro Storico della Citta’, si sono tenute le riunioni che hanno portato alla costituzione dello uno sportello sulla precatieta’ a Cosenza.

Di seguito il documento.

LA COSENZA “PEGGIORE”…
E SE ASSUMESSE COSCIENZA DI SE’ E DELLA PROPRIA FORZA?

La crisi industriale e finanziaria esplosa nel 2007 è l’ultima manifestazione della crisi strutturale del modello capitalistico. Strumentalmente presentata come il prodotto di un eccessiva tendenza alla finanziarizzazione dell’economia che ha contagiato l’economia reale (quasi a voler operare una distinzione tra un capitalismo corrotto e mal funzionante proprio di finanzieri arrivisti, che speculano in borsa i risparmi dei consumatori, da un capitalismo ordinato e dal volto umano che si limita “solo” a far profitti sul sudore e sullo sfruttamento della forza lavoro), quella che negli ultimi anni stiamo vivendo è in realtà solo la più recente evidenza di una difficoltà di valorizzazione del capitale che si protrae ormai da oltre 40 anni.

I processi creditizi e di speculazione finanziaria che hanno caratterizzato l’agire capitalistico negli ultimi decenni sono stati un temporaneo tampone all’incapacità di valorizzare il capitale scavalcando l’atto produttivo. Ma si sa bene che il credito non è sinonimo di ricchezza ma di debito ed è così che, saltata la congiuntura favorevole e scardinato il giocattolino, gli stati nazionali, fino a ieri relegati in una condizione di impossibilità d’intervento negli equilibri di un mercato che si regola da sé, si trovano oggi a intervenire per salvare dal default banche e lobby economiche responsabili del crac.
Il piano di rientro messo in campo dai governi dei banchieri e dei padroni, su pressione della BCE e del FMI per far fronte alla crisi è sempre lo stesso: “contenere le spese, razionalizzare i costi per re-incentivare la competitività”. Le masse popolari ed i settori del mondo del lavoro sanno bene che dietro tali dichiarazioni si celano nella realtà ulteriori sacrifici alle loro già insostenibili condizioni di vita.
Nella pratica gli interventi in atto si traducono in politiche di socializzazione delle perdite dopo anni di accrescimenti di guadagni privati, contenimento delle spese pubbliche, smantellamento dello stato sociale, riduzione dei costi del lavoro, deregolamentazione dei diritti sindacali.
Un aumento generalizzato della precarietà che diventa condizione ineliminabile della vita negando ogni possibilità di prefigurarsi un futuro.

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